Pubblicato da: Galliolus | domenica, 26 aprile 2009

Munich [☆☆☆☆]

munich Durante i Giochi Olimpici di Monaco 1972, un commando di fedayyin palestinesi del gruppo di Settembre Nero prese in ostaggio alcuni atleti israeliani. Non è questo il luogo per approfondire gli eventi che seguirono, conclusi con la morte di undici atleti israeliani, cinque terroristi palestinesi ed un poliziotto tedesco.

Chi è abbastanza vecchio per ricordare, ricorda sgomento ed impotenza: io ho provato un sentimento paragonabile solo tre decenni dopo, un 11 settembre. Il terrorismo internazionale degli anni ’70 — qualcuno ricorderà le imprese di Carlos lo Sciacallo o i treni delle Molucche — faceva le prove generali in vista dell’escalation del terzo millennio. Gli autori ne furono coscienti da subito, se l’annuncio pubblicato sul giornale di Beirut Al-Sayad la settimana seguente è veramente — come molti ritengono — la rivendicazione di Settembre Nero:

A nostro giudizio, e alla luce dei risultati, abbiamo ottenuto uno dei maggiori successi del commando di azione palestinese. Una bomba nella Casa Bianca, una mina in Vaticano, la morte di Mao Tse-tung, un terremoto a Parigi, non sarebbero risuonati nella coscienza di ogni persona al mondo come l’operazione di Monaco. Le Olimpiadi destano l’interesse e l’attenzione della gente più di ogni altro evento. Da un punto di vista meramente propagandistico, la scelta dei Giochi Olimpici è stata coronata da un successo del cento per cento. È stato come dipingere il nome della Palestina su di una montagna visibile dai quattro angoli della Terra.

La rappresaglia israeliana non si fece attendere: gran parte degli organizzatori fu uccisa da agenti segreti del Mossad in un’operazione lunga più di vent’anni, complessa ed in gran parte ignota. Parte di ciò che è noto lo sappiamo da Vendetta, il libro di George Jonas che raccoglie la testimonianza di Avner, nome in codice — secondo alcuni copertura dello stesso Jonas — del capo di uno dei gruppi di fuoco israeliani. Dal libro è tratto quest’ottimo film di Steven Spielberg.

Impossibile non ripensare a Schindler’s list, del quale Munich è un ideale contraltare. L’ebreo — e filoisraeliano — Spielberg accetta la sfida di raccontare le contraddizioni dello Stato d’Israele: il popolo ebraico non è più solo la vittima innocente di una Storia governata altrove, ma vi entra da protagonista scoprendo al contempo il proprio peccato originale. Tutto il film ruota sulla domanda morale, che inizialmente è solo dello spettatore ma poco per volta coinvolge i protagonisti. Un po’ come il Sean di Giù la testa, si comincia ad usare la dinamite credendo in molte cose, e si finisce per credere solo nella dinamite. È lecito uccidere gli assassini? È utile? Uccidendoli si prevengono i loro prossimi attentati, o si genera una nuova spirale di violenza? Il fatto che la legge del taglione sia legittimata tanto dall’Antico Testamento quanto dal Corano, ci dice qualcosa sul conflitto arabo-israeliano? Uccidere un terrorista è una vittoria, o — come dice la rivendicazione ricordata poco sopra — il terrorista vince anche quando perde? C’è qualcosa di più disumano che spararsi addosso tra padri di famiglia?

È un film con molte domande e nessuna risposta: d’altra parte, se esistessero risposte semplici, il Medio Oriente sarebbe il luogo più ameno del mondo. Un film che mette a fuoco il dramma e la tragedia dello Stato d’Israele. Dramma, per essere eternamente in bilico nella (falsa) alternativa tra la difesa e l’attacco; tragedia, perché anche quando ha ragione, anche nel più limpido degli atti difensivi, ogni azione riesce a rivoltarglisi contro.

Eric Bana non sarà il miglior attore vivente, ma è credibile nel ruolo non semplice del protagonista. Tra gli agenti israeliani, il silenzioso autista è Daniel Craig, che di lì a poco si farà tagliare i capelli e diventerà James Bond; Mathieu Kassovitz è l’esperto di esplosivi. Geoffrey Rush è l’anello di congiunzione con il governo israeliano. Notevole la ricostruzione storica, anche se alcune ambientazioni sono false. Il personaggio di Papa (Michael Lonsdale) è un po’ forzato, ma permette di semplificare una storia già molto complicata.

Astenersi donne incinte.


Munich
di Steven Spielberg
con Eric Bana, Geoffrey Rush, Daniel Craig, Mathieu Kassovitz, Michael Lonsdale
USA, 2005
164 min


Risposte

  1. spessissimo, ma m’è piaciuto un sacco!

  2. ho sempre avuto resistenze a vederlo, ma rimedierò.


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