Annarita Sidoti (1969–2015)
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B.B. King (1925–2015)
Pubblicato su musica, requiescant | Tag:B.B. King, Rattle and hum, Sweet little angel, U2, When love comes to town
El Dante
Ho fatto appena in tempo a vantarmi di non guardare la televisione, ed ecco che il mio amico Franco Nembrini mi dà l’occasione di rimangiarmi tutto. Un altro duro colpo alla mia proverbiale superbia: grazie a Franco, e grazie al padre Dante.
Da stasera, per quattro lunedì, tutti piazzati davanti a TV2000 (canale 28 del digitale terrestre).
Pubblicato su libri di carta, media | Tag:Dante, Dante Alighieri, El Dante, Franco Nembrini, superbia, TV2000
The Newsroom
Guardo poca televisione. Anzi, escludendo i film e le telecronache sportive, si può dire che io non ne guardi affatto. Ad esempio, negli ultimi vent’anni credo di aver seguito solo due telefilm: Don Matteo e Dr. House. Lo so, quasi nessuno li chiama più telefilm, ma mi piace essere d’accordo con una minoranza, e se in questa minoranza c’è Luca Sofri allora sono in buona compagnia.
Proprio dal peraltro direttore ho sentito parlare per la prima volta di The Newsroom, un telefilm americano scritto da Aaron Sorkin che, attraverso le vicende di una redazione televisiva, ci propone un formidabile punto di vista sul giornalismo, sulla società che vogliamo e su quella che abbiamo, sul lavoro e su come vada fatto bene, sul rapporto tra i nostri ideali e le nostre azioni concrete. Se accettate l’opinione di uno spettatore che non si lascia coinvolgere facilmente: è una serie eccezionale.
Non vi parlerò della storia, rimandandovi a diversi interventi su Wittgenstein (uno, due, tre, quattro e cinque, attenzione agli spoiler). Solo qualche parola sui personaggi e sugli attori, tutti molto bravi.
Jeff Daniels è il protagonista, il mezzobusto Will McAvoy: repubblicano moderato, incarna un’idea di destra che anche in Italia va scomparendo; interpretazione credibile, anche se inevitabilmente riaffiora talvolta il ricordo di Scemo & + scemo. Emily Mortimer è MacKenzie MacHale, produttrice del notiziario e coscienza critica della serie: educata per sua stessa ammissione dai film di Frank Capra, come una sorta di Beatrice guida Will e gli altri verso la beatitudine del buon giornalismo. L’origine del personaggio, secondo me, non è letteraria ma va rintracciata nei fumetti: la professionalità e l’intuito di Lois Lane mischiati con la rettitudine e la disinvoltura di Clark Kent. Sam Waterston è Charlie Skinner, il vecchio e saggio direttore, impegnato — tra un whisky e l’altro — a muovere i fili senza farsi troppo notare; l’attore è il protagonista di Urla del silenzio, e mi piace pensare che anche il personaggio sia lo stesso, immaginato trent’anni dopo. Skinner ha anche il compito di fare da filtro contro Leona Lansing, che ci mette i soldi e con lo stesso metro misura i risultati: un’acidissima e convincente interpretazione di Jane Fonda, già signora Turner. La redazione è composta da Maggie Jordan (Alison Pill) nel ruolo della bionda in pericolo, contesa dal buono ma non troppo Jim Harper (John Gallagher Jr.) e dal cattivo ma non troppo Don Keefer (Thomas Sadoski). Sloan Sabbith (Olivia Munn) è l’esperta di economia, bellissima e secchiona allo stesso tempo. Uno dei segreti del funzionamento di una sceneggiatura sta nel proporre personaggi nei quali gli spettatori di diverso tipo possano identificarsi: se è così, spesso io mi sento Neal Sampat (Dev Patel, l’avete visto in The millionaire, sceneggiato dallo stesso Sorkin).
Ciascun episodio è ambientato in un giorno preciso: le notizie sono quelle vere, così come i personaggi di cui si parla. Ci sono anche storie che si sviluppano in sottofondo, lungo tutta la serie, ma ogni episodio è autoconcludente. La sceneggiatura scorre come un orologio. L’unico neo è l’eccessivo peso dato agli amori e amorazzi dei protagonisti, quasi tutti molto giovani: adulti sul lavoro, adolescenti fuori; ma forse anche nella vita reale accade lo stesso.
La tre stagioni del telefilm sono andate in onda negli Stati Uniti a partire dal 2012, senza ottenere un grande successo. In Italia, Rai3 ha trasmesso le prime due stagioni, ma non le ha viste quasi nessuno. Scrivo questo articolo — peccato non averci pensato prima! — per segnalare che RaiMovie sta trasmettendo le repliche, ogni domenica in seconda serata, dopo il film.
Guardàtelo.
Capirete perché l’America è il più grande Paese del mondo, mentre noi abbiamo ancora Vespa e Giacobbo.
Pubblicato su avvisi, cinematografo, media | Tag:Aaron Sorkin, Alison Pill, Dev Patel, Emily Mortimer, Jane Fonda, Jeff Daniels, John Gallagher Jr., Luca Sofri, Olivia Munn, RaiMovie, Sam Waterston, Stati Uniti d'America, Ted Turner, televisione, The millionaire, The Newsroom, Thomas Sadoski, Will McAvoy, Wittgenstein
Considerazioni sul sistema elettorale greco
Alcune settimane dopo la netta vittoria del suo partito alle elezioni politiche, Alexis Tsipras continua ad essere protagonista della cronaca politica ed economica. Noto anch’io, come tutti, l’abisso che si apre tra la campagna elettorale e la concretezza del governo; ma non pretendo di avere le competenze per giudicare problemi molto fuori dalla mia portata. Colgo solo l’occasione per augurare ogni bene ai fratelli greci: una faccia, una razza.
Vorrei invece richiamare l’attenzione su un altro tema, che secondo me è stato portato prepotentemente alla ribalta dalle recenti elezioni greche: parlo del sistema elettorale, e di come la scelta di questo sistema possa essere decisiva, sia per i risultati, sia per la percezione che si può avere di questi risultati.
Come si può vedere dal grafico qui sotto, Syriza — il partito guidato da Tsipras — ha guadagnato 149 seggi sui 300 che compongono il parlamento greco.
Avendo solo sfiorato la maggioranza assoluta, Syriza non avrebbe potuto governare da sola: per questo motivo è stata perfezionata un’alleanza con il partito dei Greci Indipendenti (ANEL), guidato da Panos Kammenos. Grazie ai 13 seggi di ANEL, la coalizione ha raggiunto una maggioranza piuttosto ampia — il 54% dei seggi — e si presume che possa governare senza eccessive sorprese. Per questo appoggio, ANEL è stato premiato con il Ministero della Difesa, mossa che dovrebbe avere un effetto tranquillizzante sulla parte moderata dell’elettorato greco.
L’alleanza tra Syryza e ANEL si presenta come problematica, stante l’enorme distanza che separa i due partiti su quasi ogni argomento, ad eccezione dell’opposizione alle politiche di rigore e austerità imposte ai greci dalla troika. D’altra parte, questo era il punto che stava maggiormente a cuore a Tsipras, che con qualsiasi altra alleanza avrebbe dovuto cedere a qualche compromesso sul punto principale della sua agenda politica. La Grecia di oggi ha sostanzialmente un solo problema, importante e urgente: tutte le altre questioni possono essere almeno temporaneamente trascurate, o almeno rimandate a tempi migliori. A differenza di molti commentatori, non storco il naso per l’inedito accordo tra destra e sinistra, concetti di cui stento sempre più ad afferrare il significato; anzi, accolgo sempre con favore quei politici capaci di ingoiare qualche rospo, mettendo il bene del loro Paese davanti alla loro ideologia. Non sono neanche molto stupito: le proposte di Tsipras sono state sostenute, tra gli altri, da Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Marine Le Pen.
Durante la campagna elettorale, per quanto se ne è saputo in Italia, si è discusso quasi esclusivamente di “lacrime e sangue”. Le elezioni politiche sono state in qualche modo un referendum, pro o contro le politiche europee di rigore: la grande maggioranza dei greci si è espressa per il contro, adesso è giusto che governino i portatori di queste posizioni.
E qui, finalmente, arrivo al punto: è andata veramente così?
Analizziamo meglio il voto, grazie all’apposita pagina di Wikipedia e al più schematico riassunto del Ministero dell’Interno greco. La legge elettorale greca è semplice e brutale: il Parlamento (monocamerale) consta di 300 seggi: 250 sono assegnati da un sistema proporzionale puro, con sbarramento al 3%; i restanti 50 seggi vanno di diritto al primo partito.
Secondo la Costituzione Greca (articolo 51.5) il voto è obbligatorio, anche se non sono previste sanzioni per i non votanti. Nonostante ciò, sono andati a votare poco meno del 64% degli aventi diritto, e alcuni di essi hanno votato scheda bianca o nulla. I voti validi sono stati 6.181.274, pari al 62,39% dei 9.906.954 aventi diritto. Questo apre tutto un filone di discussione che ora non voglio affrontare.
Mentre rimando alle pagine citate per i particolari, mi sono permesso di fare alcuni calcoli:
- il partito di Tsipras (Syriza) prende il 36,34% dei voti, guadagnando il 49,67% dei seggi;
- il suo alleato (ANEL) prende il 4,75% dei voti, guadagnando il 4,33% dei seggi;
- i partiti favorevoli alle politiche di rigore (Nuova Democrazia del presidente uscente Antonis Samaras, PASOK, DIMAR, Il Fiume) prendono il 39,04% dei voti — più di Syriza! —, guadagnando il 35,33% dei seggi;
- due partiti non assimilabili ai precedenti, per opposti motivi (Alba Dorata e Partito Comunista-KKE) prendono insieme l’11,75% dei voti, guadagnando il 10,67% dei seggi;
- altri partiti minori prendono complessivamente l’8,14% dei voti, ma non ottengono alcun seggio.
In breve: Syriza e ANEL costituiscono un governo di minoranza, che però ha il potere di prendere decisioni storiche, che incideranno sui greci per i prossimi decenni. Io starei molto attento a parlare di trionfo, parola che nei giorni successivi alle elezioni si è letta molto spesso.
Starei anche molto attento ad evitare una legge elettorale che possa portare anche noi italiani a conclusioni simili: su quest’ultimo punto, però, temo di non essere ascoltato.
Aggiornamento (2015-07-02): I nodi vengono al pettine. Messo alle strette da un negoziato molto difficile, Tsipras si è accorto di non poter essere sicuro di rappresentare il suo Paese. È molto difficle giudicare da qui, ma la mia impressione — condivisa più autorevolmente da Leonardo — è che la convocazione del referendum di domenica prossima debba essere interpretata in questo modo.
Pubblicato su de re publica | Tag:Alba Dorata, Alexis Tsipras, ANEL, Antonis Samaras, DIMAR, Greci Indipendenti, Grecia, Il Fiume, KKE, legge elettorale, Nuova Democrazia, Panos Kammenos, PASOK, sistema elettorale, Syriza
Claude Criquielion (1957–2015)
Il Paradiso della Brugola
Anche questo blog partecipa all’unanime cordoglio per la scomparsa del cavalier Michele Ferrero, che tanto ci ha reso dolce la vita.
Forse proprio a causa del peso mediatico di questo lutto, è ingiustamente passata quasi sotto silenzio la morte di un altro grande imprenditore italiano: Giannantonio Brugola, che con il padre Egidio ha riempito il mondo della sua idea meravigliosa.
Quante volte ho benedetto il loro nome, durante le mie periodiche sessioni di bricolaggio! Quante volte l’ho invocato, lottando strenuamente contro una vite spanata!
Se il grande langarolo ha reso migliori le nostre vite, il grande brianzolo ha reso migliori le nostre viti. Non vi sembri una cosa da poco.
Pubblicato su requiescant | Tag:Brianza, brugola, Egidio Brugola, Ferrero, Giannantonio Brugola, kinder, Langhe, Michele Ferrero, nutella
L’autoplagio di Mario Lavezzi
Un piccolo passo verso Marte
Pubblicato su de rerum natura | Tag:Marte, NASA, Orion
Pelati… come me!
Pubblicato su avvisi | Tag:Colletta 2014, Colletta Alimentare, Paolo Cevoli
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